Newsletter di bastardidentro N° 4005 | 17 Mar 2016

Libertà una volta significava saltare al volo su una corriera diretta chissà dove, senza documenti, senza soldi, senza meta e con la sola voglia di cambiare il pianeta e il proprio mondo; nessuna regola, nessuna certezza, l'ignoto alle porte, il porto alle spalle e l'adrenalina come zaino. Oggi, non so voi, ma per me la libertà è dimenticarmi dell'esistenza del telefono al punto da rendermene conto solo dopo ore.

Se si è tra amici, sia uomini che donne fanno commenti da scaricatore di porto e non ci si deve certo vergognare, giù la maschera! Se la persona che ti sta a fianco non è in grado di sopportare il tuo vero io magari semplicemente non è la persona giusta e non è certo vivere in uno stato di coda di paglia perenne che ti farà star bene.

Quelli della mia generazione se lo ricorderanno bene Big Jim, una linea di giocattoli della Mattel di cui avevano fatto anche la versione agente segreto in cui potevi cambiargli il viso alla Mission Impossible e renderlo barbuto, baffuto, messicano, cinese... ma restava l'orribile impermeabile; ecco ci sono persone così, che cambiano volto quando i partner sono nelle vicinanze.

Siamo onesti: ormai l'unico volto vero che resta a molta gente è quello nascosto nei profili social, mail e telefoni.

Ho adottato l'espressione scaricatore di porto perché è sempre stata utilizzata per definire un linguaggio volgare tipico di lavoratori che usavano la propria forza bruta per caricare e scaricare le imbarcazioni ma ormai effettivamente il lavoro viene svolto con i muletti da laureati in giurisprudenza, ingegneria, chimica, restauro e chi più ne ha più ne metta.

I nuovi salotti della cultura sono i porti.

Anwar Maggi



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